Notturno

Jean-Honorè Fragonard, Le petit parc (1764)
[...]Oggi vorrei soffermarmi ad analizzare un brano di Mozart, non foss'altro che per chiarire a me stesso le regioni dell'incanto che questa musica non cessa di provocare in me, sebbene possa ormai affermare di conoscerla nota per nota.
Il brano in questione è il Notturno per quattro orchestre KV 286. Si tratta di un lavoro la cui datazione oscilla fra il dicembre 1776 e il gennaio 1777, composto probabilmente per i festeggiamenti di fine anno; il suo insolito organico è formato da quattro piccole orchestre, ciascuna delle quali composta da archi e una coppia di corni. La musica è concepita in maniera tale che ogni frase suonata dalla prima orchestra viene ripetuta "in eco" dalle altre tre in sequenza, ogni volta mancante della parte iniziale, cosicchè l'ultima orchestra ripete solo l'ultimo inciso della frase. La composizione è articolata in tre movimenti (Andante, Allegretto grazioso, Minuetto): si sospetta che un quarto movimento in forma di rondò sia andato perduto.

Il primo aspetto che colpisce anche ad un ascolto frettoloso è la magia dei timbri che il lavoro dispiega, in modo particolare nell'andante iniziale, magia che si sposa in maniera perfetta con la sensuale flessuosità delle linee melodiche, ulteriormente impreziosita dal gioco degli effetti d'eco. E' un risultato vieppiù notevole perchè ottenuto con una tavolozza orchestrale niente affatto prodiga di colori: eppure a volte il solo ripetersi di una frase con due dinamiche differenti suggerisce delle nuances di una suggestione straordinaria. Come conseguenza, la musica acquista un potere evocativo incredibile e, sebbene essa sia stata concepita per una notte d'inverno, la fantasia corre immediatamente ad una sera di mezza estate, nella quale un chiaro cielo stellato sia contemplato senza timori né speranze, da un balcone che dia su un giardino odoroso di magnolie. 

Che tipo di stato d'animo comunica questo brano? Abbiamo già parlato di sensualità: si tratta di qualcosa che corre inafferrabile per tutta la composizione e le conferisce un tocco di inquietante ambiguità; ma il mood complessivo è molto più fine e sottile: è un certo dolore dell'anima, quale quello che si avverte dopo che un periodo felice ed innocente è di colpo terminato e per questa fine si è sofferto molto, e molto a lungo; qualcosa di affine alla malinconia, ma meno molle e più rassegnato e che non si rivela nella sua vera essenza che a tratti. Guardiamo ad esempio l'Allegretto grazioso: comincia con una frase lieve e saltellante nel registro medio, che poi viene ribadita gioiosamente dall'orchestra al gran completo, e anche gli echi delle altre orchestre confermano questo stato d'animo che sembra così stabilmente affermato: ma ecco che viole e violoncelli hanno come un sussulto, e i violini intonano una frase di dolcezza e malinconia infinite che passa per un istante al forte e ad un'altra corda, e l'effetto tanto rassicurante di un momento prima diviene ora evocativo di un singhiozzo. E' un pathos tanto più commovente quanto più è avvolto in un'aura di sognante leggerezza che sembra essere la sua esatta negazione; ed è uno stato d'animo che viene ulteriormente confermato nel successivo Minuetto che è tutto come percorso da sospiri e trasalimenti improvvisi. 

A questi aspetti sentimentali si unisce poi il piacere più puramente intellettuale di una sfida raccolta e vinta: la sfida della differenziazione timbrica all'interno di un organico iterativamente monocromo, e la sfida di melodie che si ascoltano quattro volte di seguito con una gioia  sempre uguale e sempre nuova.

Tutte queste cose le scrivevo nell'anno di grazia 1991 in un registro che all'epoca usavo come proto-blog, e mi sono tornate alla mente dopo che ieri sera l'amico Duccio (che qui ringrazio per lo spunto) parlava proprio di questo brano fatato e lieve di Mozart. Nel 1991 ero poco più di un coetaneo di Mozart all'epoca della scrittura di questo Notturno, e per tutta una serie di circostanze scoprivo per la prima volta tutto l'enorme potere consolatorio della musica in generale, e di quella di Mozart in particolare. Ripropongo qui lo sproloquio e soprattutto il brano che l'ha originato, e mi piace pensare che a qualcuno possa servire come servì a me quasi un quarto di secolo fa.


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